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All'origine di questo lavoro sta una grande intuizione: Mann ha compreso quale risorsa potesse rivelarsi per la comprensione storica della musica la documentazione su come il linguaggio musicale veniva trasmesso di generazione in generazione nei vari momenti della storia, ossia, come i musicisti imparavano (e a loro volta insegnavano) a comporre. Ciò che Mann ha visto tra i primi è quanto quei modi di trasmissione della pratica abbiano condizionato lo sviluppo del linguaggio stesso. Attraverso l'esame e il commento di una serie di documenti fino allora considerati di scarso significato, Mann ricostruisce il rapporto didattico che grandi compositori (che vanno da Händel e Bach fino a Berlioz o Cajkovskij, passando per Haydn, Mozart, Beethoven, o Schubert) ebbero sia con i loro maestri sia con i loro allievi. Mann può dimostrare in tal modo come solo in una certa fase della storia della musica, circa a partire dal primo ottocento, si sia venuta a creare la nozione di "teoria musicale" così come è intesa oggi, e come questa creazione, radicata sostanzialmente in un nuovo modo di produzione e di consumo della musica, abbia determinato una frattura fra norma e prassi che ha fortemente condizionato lo sviluppo del linguaggio musicale fino alle grandi scosse telluriche del '900. Mann analizza con una cura e una penetrazione instancabili il passaggio dall'insegnamento da uno a uno, da compositore a compositore.